mi racconto
Ricordi indelebili
La mia infanzia
Mi chiamo Maria Stella Pirone e sono nata il 17/01/1951 ad Ariano Irpino (Av), una cittadina ridente dell'Appennino Campano.
Mentre i miei genitori vivevano in città, io passavo gran parte del mio tempo libero presso la masseria della mia nonna materna, situata sul picco di una collina che dominava tutta la vallata.
Da mia mamma e da mia nonna ho imparato l'amore per le cose semplici, l'attaccamento alla terra, agli animali che allevava e con i quali mi divertivo a giocare. Era bello vedere mamma chioccia che portava a spasso i suoi pulcini, gli anatroccoli che sguazzavano nel piccolo ruscello ai piedi della collina, le api che parevano rincorrermi per pungermi, i muggiti delle mucche, il raglio dell'asinella Trisinella. L’acqua, preziosa e pulita, si doveva andarla a prendere alla fontana, dove c'era un grande lavatoio, dove ancora era consuetudine lavare i panni.
Ricordo che la nonna custodiva gelosamente il suo raccolto più prezioso: le mele “Noriche” . Le raccoglieva con cura e le depositava in soffitta su un giaciglio di paglia, luogo ideale per farle maturare. Parecchi anni dopo, ritrovai le stesse mele all Esselunga, sotto il nome di mele “Annurca”: avevano lo stesso sapore e profumo della mia infanzia.
La sera dopo la cena, insieme alle mie grandi donne osservavo quello che accadeva tra le nuvole quando il sole tramontava. Il cielo prendeva a tingersi dei mille colori del tramonto. Le nuvole che prima galleggiavano in un cielo tinto di azzurro intenso, facevano da sfumature ai colori che inviava il sole. Era il momento più magico della giornata! Seduta sulle loro gambe, ascoltavo le loro storie, oppure immaginavo viaggi tra quelle nuvole, che mi invitavano a passeggiare con loro, scoprendo mondi incantati e creature fantastiche di cui ne assumevano forme: draghi, principesse, cavalieri, castelli, prati dai fiori variopinti, angeli.
Mentre i miei genitori vivevano in città, io passavo gran parte del mio tempo libero presso la masseria della mia nonna materna, situata sul picco di una collina che dominava tutta la vallata.
Da mia mamma e da mia nonna ho imparato l'amore per le cose semplici, l'attaccamento alla terra, agli animali che allevava e con i quali mi divertivo a giocare. Era bello vedere mamma chioccia che portava a spasso i suoi pulcini, gli anatroccoli che sguazzavano nel piccolo ruscello ai piedi della collina, le api che parevano rincorrermi per pungermi, i muggiti delle mucche, il raglio dell'asinella Trisinella. L’acqua, preziosa e pulita, si doveva andarla a prendere alla fontana, dove c'era un grande lavatoio, dove ancora era consuetudine lavare i panni.
Ricordo che la nonna custodiva gelosamente il suo raccolto più prezioso: le mele “Noriche” . Le raccoglieva con cura e le depositava in soffitta su un giaciglio di paglia, luogo ideale per farle maturare. Parecchi anni dopo, ritrovai le stesse mele all Esselunga, sotto il nome di mele “Annurca”: avevano lo stesso sapore e profumo della mia infanzia.
La sera dopo la cena, insieme alle mie grandi donne osservavo quello che accadeva tra le nuvole quando il sole tramontava. Il cielo prendeva a tingersi dei mille colori del tramonto. Le nuvole che prima galleggiavano in un cielo tinto di azzurro intenso, facevano da sfumature ai colori che inviava il sole. Era il momento più magico della giornata! Seduta sulle loro gambe, ascoltavo le loro storie, oppure immaginavo viaggi tra quelle nuvole, che mi invitavano a passeggiare con loro, scoprendo mondi incantati e creature fantastiche di cui ne assumevano forme: draghi, principesse, cavalieri, castelli, prati dai fiori variopinti, angeli.
Il momento più buio della mia vita
La serenità della mia infanzia venne tragicamente spezzata dall'arrivo del terremoto. Quella sera ricordo che gli animali erano inspiegabilmente agitati, continuavano ad emettere versi inusuali: le galline volavano alte, le mucche erano irrequiete, così come le oche, il maiale e Trisinella. All’improvviso sentii la terra tremare sotto i piedi e vidi la masseria crollare davanti ai miei occhi terrorizzati. Persi due case e dovetti dormire in una tenda. Quando pioveva, sentivo scorrere l'acqua sotto il mio letto..
Successivamente ci trasferimmo da una zia a Milano, che ospitò la mamma, mentre io finii in un collegio, dove continuai gli studi.
Terminata la scuola cercai presto un lavoro. Feci l’operaia per la Bassetti, l’infermiera per due anni e poi, finalmente l’ insegnante di scuola dell’infanzia!
Successivamente ci trasferimmo da una zia a Milano, che ospitò la mamma, mentre io finii in un collegio, dove continuai gli studi.
Terminata la scuola cercai presto un lavoro. Feci l’operaia per la Bassetti, l’infermiera per due anni e poi, finalmente l’ insegnante di scuola dell’infanzia!
Gli anni '70: il Risveglio
La parte della mia vita vissuta intorno agli anni 70 mi ha mostrato che la visione materialistica della realtà è una visione parziale, limitante e assai disfunzionale. Riuscii in quegli anni a capire che la troppa libertà di ‘scelta’, ci incoraggia ad una mentalità egoica del consumismo sfrenato. Il desiderare di possedere oggetti che alla lunga non soddisfano, perché frutto del continuo confrontarsi con l’altro, anziché con i nostri bisogni profondi, ci fa andare a briglia sciolta, disconnettendoci totalmente dalla nostra Guida Interiore.
Era il momento in cui Gaber cantava: “La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione!”. Non furono poche le persone che fraintesero quel messaggio, tanto che per affermare quei diritti si perpetuarono delitti. Ricordo che il tema aborto, che rientrava in questa dinamica, mi colpì particolarmente. in piazza a Milano, si face stendere a terra una donna perché essendo stata violentata, da lei doveva essere eradicato il frutto della violenza subita. Manifestazioni cruente per risvegliare il coraggio e la ribellione della donna ad un dominio maschile. Qualcuno approfittò di questo risveglio delle coscienze per fare propaganda politica. Si passò velocemente nella polarità opposta: persone timide, timorose si trasformarono i guerriglieri senza filtri alcuni. Furono tempi vissuti con grande intensità, che lasciarono un gran segno alle future generazioni.
Era il momento in cui Gaber cantava: “La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione!”. Non furono poche le persone che fraintesero quel messaggio, tanto che per affermare quei diritti si perpetuarono delitti. Ricordo che il tema aborto, che rientrava in questa dinamica, mi colpì particolarmente. in piazza a Milano, si face stendere a terra una donna perché essendo stata violentata, da lei doveva essere eradicato il frutto della violenza subita. Manifestazioni cruente per risvegliare il coraggio e la ribellione della donna ad un dominio maschile. Qualcuno approfittò di questo risveglio delle coscienze per fare propaganda politica. Si passò velocemente nella polarità opposta: persone timide, timorose si trasformarono i guerriglieri senza filtri alcuni. Furono tempi vissuti con grande intensità, che lasciarono un gran segno alle future generazioni.